Da Macerata, dov'era nato il 28 agosto del 1901 e dove aveva iniziato giovanissimo la sua attività pittorica, sostenuto dai consigli e dagli incoraggiamenti di Paolo Mercorelli e di Cesare Peruzzi, Ivo Pannaggi si era trasferito a Roma per frequentarvi la Scuola Superiore di Architettura.
Alla prima apparizione, piuttosto timida alla Casa d'Arte "Cronache di Attualità" di Bragaglia, ne erano seguite altre, finché dopo l'esposizione del 1921, era divenuto uno dei giovani futuristi più in vista della capitale.
Le sue opere, dopo di allora, vennero presentate in rassegna internazionale di indubbio valore, a Praga, a Berlino, a Brno, ad Anversa, a Dusseldorf, a Riga, a Vienna, a New York, a Buffalo, a Krefeld, a Roma, a Bologna, a Torino, a Firenze e in tante altre città del mondo. Riproduzioni di suoi lavori e critiche favorevoli comparivano, ormai, su riviste internazionali, quali le tedesche "Gebrauchs Graphic", "Die Werag", "Der Sturm", "Der Futurismus", la statunitense "Futurist Aristocracy" la francese "Bullettin de l'effort moderne", la londinese "The Sphere" la peruviana "Amauta" la sovietica "Informationnii", l'italiane "Bleu", "Noi", ecc...
Il suo peso nell'ambito futurista aumentava, confermando le aspettive nate dal suo esordio romano, che ne aveva rivelato la maturità artistica. Determinanti furono gli anni tra il 1921 e il 1926, nel corso dei quali fu puntualizzato l'oggetto della sua ricerca e l'ambito entro il quale, con estrema coerenza, si sarebbe mosso fino ai nostri giorni.
L'analisi sull'attività di sei anni appare sufficiente per inquadrare anche le successive prospettive e contribuirà a precisarne le aspirazioni e la visione personale dell'arte.