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Donato Bramante Le opere
Bramante è attivo a Milano anche come pittore, anche se restano solo pochi affreschi, a Milano e Bergamo: gli affreschi frammentari rappresentanti Eraclito e Democrito e Uomini d'arme (oggi alla Pinacoteca di Brera) eseguiti tra il 1486 ed il 1487 per la casa del poeta Gaspare Visconti, mecenate e protettore dell'artista, ed altri frammenti quasi illegibili rappresentanti dei Filosofi dell'antichità eseguiti per il Palazzo del Podestà di Bergamo. Ai primi anni dell'attività milanese risale la cosiddetta Incisione Prevedari del 1481: si tratta di una visione architettonica rappresentante il grandioso interno di una architettura classicheggiante incisa da Bernardo Prevedari su disegno di Donato Bramante, il cui nome è riportato in un'iscrizione in caratteri lapidari. L'incisione dimostra come molti temi dell'architettura bramantesca legati al rapporto con l'antico, siano già maturi vent'anni prima delle opere romane. Tradizionalmente gli vengono attribuiti anche un dipinto su tavola, il Cristo alla colonna già nell’abbazia di Chiaravalle e l'affresco detto di Argo, nella sala del tesoro del Castello Sforzesco. Ebbe come allievo il pittore Bartolomeo Suardi detto il Bramantino ed ebbe un importante influsso sulla cultura pittorica lombarda. Nel successivo periodo romano Bramante sembra cessare l’attività pittorica, forse per l'impegno nei grandi cantieri papali.
 
 
 
 
 
 
 

Particolare degli affreschi 
di Bramante
già a Casa Visconti (oggi alla Pinacoteca
di Brera)

Altre opere a Roma 

  • La porta Giulia in bugnato a chiave.
  • Coro di Santa Maria del Popolo.
  • Palazzo Castellesi.

Altre opere nei possedimenti papali

A Bramante sono attribuite vari opere in Lazio e comunque nello stato pontificio come per esempio la Chiesa di Capranica Prenestina

Fortificazioni

Come primo architetto papale Bramante fu responsabile di tutte le fabbriche papali, ed intervenne, con modalità ancora in parte da definire, nella progettazione di fortificazioni come la fortezza detta "di Bramante" a Civitavecchia, la fortezza di Civita Castellana (intorno al 1506), ed altre.

Altri progetti

Chiesa parrocchiale di Roccaverano (AT).
Oltre a fondamentali contributi nel recupero degli ordini classici, nella ricerca sulla pianta centrale ed in genere nella formazione del linguaggio archittonico del Rinascimento maturo, Bramante affrontò anche il difficile problema di come adattare il disegno della facciata del tempio classico al consueto organismo basilicale delle chiese con navate a diverse altezze che aveva impegnato gli architetti del Rinascimento anche in relazione alle riflessioni sull'opera vitruviana ed in particolare sulle ipotetiche ricostruzioni della Basilica di Fano. 
Bramante, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunziata a Roccaverano, affronta tale tema di ricerca, che aveva interessato anche Alberti, con una soluzione anticipatrice delle chiese veneziane del Palladio. La facciata dell'edificio, progettato intorno al 1509 ed attribuito a Bramante, ricerca un'integrazione con l'interno e risulta costituita dal sovrapporsi sullo stesso piano di due schemi templari (con diversa altezza dell'ordine): uno relativo alla sola navata centrale, concluso da un timpano completo e l'altro esteso all'intera larghezza della facciata, concluso sulla proiezione delle navate laterali con due semitimpani. 
Tale soluzione, ad ordini intersecanti, sarà ripresa dell'allievo Baldassarre Peruzzi nel intorno al 1515 nella Sagra di Carpi e da Palladio nella chiesa del Redentore, nella basilica di San Giorgio Maggiore e nella facciata di San Francesco della Vigna.
La soluzione alternativa, che avrà il sopravvento, consiste nella sovrapposizione di due ordini e la ripartizione della facciata su due livelli. 
L'impegno di Bramante, architetto del papa, per questo piccolo centro dell'astigiano, sembra doversi al vescovo Enrico Bruno, funzionario di spicco nella corte papale di Giulio II e nativo di Roccaverano.

urbinoPoco sappiamo della sua attività artistica nel periodo giovanile urbinate, con attribuzioni molto problematiche. È probabile che abbia lavorato nel cantiere del Palazzo Ducale di Federico da Montefeltro progettato da Luciano Laurana. A Bramante è tradizionalmente attribuito il progetto per la chiesa di San Bernardino degli Zoccolanti posta poco fuori della cinta muraria cittadina, voluta del duca Federico III e destinata a diventare il mausoleo dei Montefeltro. Ospita infatti le tombe di Federico III e Guidobaldo I Duchi d'Urbino. Attualmente prevale l'attribuzione a Francesco di Giorgio Martini, anche se è certa una collaborazione diretta del giovane Bramante. Una sua improbabile collaborazione è ipotizzata anche per la Cappella del Perdono posta all'interno del Palazzo Ducale.

Angelo Donato BramanteDonato di Angelo di Pascuccio detto il Bramante (Fermignano, 1444 – Roma, 11 marzo 1514) è stato un architetto e pittore italiano.

Nato a Fermignano, nei pressi di Urbino, all'epoca nel territorio di Casteldurante (l'odierna Urbania), si formò artisticamente nella sua città natale ma iniziò ben presto a viaggiare e a lavorare a Mantova, Milano e Roma. La sua opera fu influenzata dalla prospettiva e dalla classicità di Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna e Melozzo da Forlì. L'influsso di quest'ultimo si manifesta in particolare nelle opere milanesi. Lo studio di Vitruvio, degli antichi edifici classici e le discussioni con Leonardo, lo indirizzarono verso l'impiego di forme architettoniche possenti e classiche, una concezione organica delle masse strutturali al fine di creare equilibrio e armonia.
Un esempio lo troviamo nella sua Prospettiva di città ideale, che risulta una sorta di manifesto della nuova architettura milanese, ormai pienamente rinascimentale. In questa prospettiva troviamo in fondo al centro un arco di trionfo e una cupola brunelleschiana, mentre ai lati abbiamo due palazzi con caratteristiche diverse: uno con colonne corinzie e trabeazione al piano terra, paraste e finestre ad arco tondo al primo piano; l'altro ha pilastri che reggono archi al piano terra, mentre al primo piano presenta finestre a timpano e oculi.
Come architetto, Bramante è stato il primo a riuscire a ricreare un edificio che abbia tutte le caratteristiche classiche, tanto da essere preso a modello anche dai suoi contemporanei.

Gli anni della formazione
Fino al 1476 Bramante resta probabilmente a Urbino, dove è allievo di fra Carnevale e diventa pittore "prospectivo", cioè specializzato nella costruzione di uno spazio per lo più architettonico quale sfondo di una scena. Entra in contatto con le opere di Mantegna, Piero della Francesca, Luca Signorelli e Melozzo da Forlì, nonché con le produzioni artistiche di centri come Perugia, Ferrara, Mantova e Padova. Dopo il 1472 conosce Francesco di Giorgio Martini.

L’Istituto Bramante-Pannaggi esiste come Istituto di Istruzione Superiore dal 2007.

Prima di questa data le due sedi, “Bramante” e “Pannaggi” erano due entità distinte con percorsi e storie diverse.  

Palazzo degli Studi di MacerataIl “Bramante” ha una tradizione istituzionale che va, nei fatti, oltre il secolo. Il primo preside, l’avv. Piero Giuliani, ottenne la sua apertura nel 1864 dalla Deputazione Provinciale con tre sezioni: Commerciale – Amministrativo, Meccanica e Costruzioni, Agronomia. L’avv. Giuliani resse l’Istituto fino al 1880, quando gli successe l’ing. Ruggero Pannelli, topografo (1880 – 1916). Nel 1883 l’Istituto fu dedicato al giurista del ‘500 Alberico Gentili di San Ginesio.

Divenne poi Preside l’umanista prof. Guido Vitali (1916 – 1923) e quindi il matematico Prof. Giuseppe Joannin (1923 – 1932) , che assistette alla Riforma Gentile. L’Istituto fu denominato “Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “A.Gentili”. Con l’umanista Prof. Silvio Segalla (1932 – 1936) si ebbe lo spostamento a Palazzo degli Studi, dove il successore Prof. Francesco Jantorno (1936 – 1940) fece installare l’impianto radio centralizzato.

La Riforma Bottai fu attuata dal ing. Raffaele Uncini, insegnante di Topografia, Preside per tre anni (1940 – 1943) e quindi Ispettore Ministeriale. Il corso superiore divenne quinquennale nel 1944, quando assunse la Presidenza l’ing. Mario Joannin (1944 – 1964), che ebbe una parte notevole nella ricostruzione dell’Istituto, nell’aggiornamento dei programmi per la sezione geometri, la cui sperimentazione vide l’Istituto tra le “scuole pilota”.

Dopo un anno di Presidenza dell’Avv. Renato Sborlino, l’Istituto fu retto dal Prof. Filippo Ingletto (1965 – 1970). La crescente popolazione scolastica impose nel 1970 la scissione delle due sezioni in Istituto Tecnico Commerciale “A. Gentili”, con sede nel Palazzo Studi e Istituto Tecnico per Geometri “A.D. Bramante” con sede in via Manzoni. Iniziava quindi l’autonomia con la Presidenza , per un anno, del Prof. Luigi Giuli e, nei successivi due anni, del Prof. Felice Mammana (1971 – 1973), valente matematico, docente universitario e dal 1973 Ispettore Ministeriale.

L’ITG venne spostato in via Fratelli Cioci ed assistette ad una modifica delle materie, degli orari e dei programmi di insegnamento. Le esercitazioni pratiche divennero parte integrante dei rispettivi sviluppi teorici disciplinari.

Nel 1973 assunse la Presidenza l’ing. Vitangelo Calzolaio, che resse l’Istituto fino al 1989, quando fu sostituito dal prof. Renato Sopranzetti, che era stato per diversi anni insegnante di lettere nell’Istituto. Nel 1991 fu inaugurata l’attuale sede in via Gasparrini, 11. Il Preside Sopranzetti introdusse, nell’anno scolastico 1995 – 1996, il Corso Sperimentale “Progetto 5”, che si affiancava al Corso Generale. Il numero degli alunni frequentanti l’ITG aumentò notevolmente, fino ad avere, anche se solo per un anno, il numero di 6 sezioni Sperimentali e una Generale.